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Zorro nella neve

"Apre gli occhi ed è buio. Sa dov'è, sotto la neve. Non può muoversi, sembra che un macigno gli pesi addosso. E' vivo, respira. Grida, chiede aiuto, ma la voce resta incollata alle pareti di terra che lo racchiudono. Potesse almeno afferrare il cellulare, è nella tasca dei pantaloni, ma le gambe sono avvolte nella neve, il corpo è come fasciato stretto in una camicia di forza. Ecco cos'è diventato: una mummia rannicchiata, che ancora respira.
Sciava, faceva il gradasso, zigzagava tra gli alberi sullo snowboard, era sublime. Libero, via dalla pista striata da migliaia di sci e oramai diventata un misto di ghiaccio e acqua e fango. Lontano dagli imbranati che vanno giù con gli sci a spazzaneve, quelli che se gli passi accanto si terrorizzano e ti urlano dietro, poi vanno di filato a lamentarsi dal personale degli impianti, che è già pronto a farti la lavata di capo. Con voi snowboarder è sempre un problema, ti rimproverano. Chi sarebbero i "voi"? Luca scia da solo, è sempre complicato mettere insieme due amici per andare su, sembra ci voglia l'invito come a un ballo."

Luca apre gli occhi e dopo poco si rende conto di essere stato travolto da una valanga. Per sua fortuna c'è Zorro, impavido ed addestrato cane del soccorso alpino, che gli salva la vita.
E da quel momento la vita di Luca cambia. Perché a volte le cose che capitano quando meno te lo aspetti ti fanno vedere il mondo con occhi diversi e ciò che prima ti sembrava confuso si schiarisce ed i contorni diventano nitidi. I dubbi spariscono e si trova anche la forza per convincere gli scettici delle nostre capacità. Basta credere fermamente nei propri sogni.
 
Lettura da 11 anni
Il Castoro Edizioni
€ 15,50

Se Arianna

"Io sono fortunata, ho due figli diversamente abili.
Sono un maschio e una femmina, e non si assomigliano per niente.
Il maschio ha un grande talento nel disegno, sia a mano libera sia tecnico, e fin da piccolo copiava, con una precisione quasi ossessiva con risultati spettacolari, quadri famosi.
La femmina è straordinariamente intonata e con tenacia allena ogni giorno la sua voce per raggiungere obiettivi sempre più difficili; è dotata anche di un'innata elasticità che, unita a un notevole controllo dei movimenti, le permette di eccellere nella ginnastica artistica e nel ballo, lasciandoci sempre tutti a bocca aperta.
Entrambi sono cresciuti nella stessa famiglia, hanno frequentato la stessa scuola e hanno ricevuto la stessa educazione.
Uno è destrimane, l'altra è mancina.
Questi sono i miei figli diversamente abili, dotati cioè di abilità specifiche che li caratterizzano e li rendono unici: inutile far cantare il ragazzo, geneticamente stonato; insensato far disegnare la ragazza, ostinatamente ferma ai suoi disegni infantili.
E poi ho un'altra figlia, che dicono "diversamente abile" ma che in realtà non ha alcuna abilità. E' una ragazzina cerebrolesa con una tetraparesi grave, una ragazzina cioè che non ha mai raggiunto le normali tappe dello sviluppo psicomotorio."
 
E' così che Anna Visciani inizia questo racconto, forte, straziante.
E le sue parole si alternano a quelle di Davide, Daniele ed Alice, rispettivamente padre, fratello e sorella di Arianna. Ciascuno di loro ha qualcosa da raccontare, ognuno di loro ha un vissuto inevitabilmente legato ad Arianna. Paure, gelosie, vergogna, stanchezza, disperazione sono sentimenti che trasudano da queste pagine, insieme ad un amore infinito, come, a mio avviso, nessun genitore, fratello o sorella può capire se non vivendo la propria vita, con Arianna, giorno per giorno.
 
Le tre frasi riportate all'inizio del libro sono di Tolstoj "Tutte le famiglie felici sono simili tra loro, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo", di Massimiliano Verga "Per un genitore, un figlio handicappato sta a un figlio sano come per un alpinista una valigia sta a uno zaino" e Samuel Johnson "La vera misura di un uomo si vede da come tratta qualcuno da cui non può ricevere assolutamente niente in cambio".
 
Credo che queste tra frasi esprimano benissimo il percorso di questo volume. Che invito tutti i genitori a leggere.

Nemmeno un giorno

"Partito!
Mi sembra impossibile. L'ho fatto, l'ho fatto davvero. Ho preso l'auto e sono andato, sono uscito dal garage, dal vialetto, dal cancello, dalla via, e adesso sto guidando.
Ho il cuore sotto i denti che batte come un tamburo impazzito.
Io che guido una macchina. E che macchina! Un'Audi tremila! Nessuno, nessuno ci crederebbe. Perfino io faccio fatica a crederci. Forse sto solo sognando. Mi do un pizzicotto. Ahi! Non è un sogno! Rimetto la mano sul volante prima di combinare guai.
"TRA CINQUANTA METRI, GIRARE A DESTRA."
Madonna! Il navigatore mi ha fatto prendere un colpo!
"TRA CINQUANTA METRI, GIRARE A DESTRA."
Ok giro, sta' tranquillo che giro."
 
Leon, non ancora maggiorenne (NDR e quindi senza patente!) non resiste al desiderio di tornare a casa. Così scappa, ruba la macchina di Sergio, suo padre adottivo, e scappa.
Per Leon è un viaggio lungo, anche se non dura nemmeno un giorno, non solo sulla strada, anche interiore, alla scoperta delle proprie paure e dei propri pensieri, mai affrontati prima: la nostalgia, il desiderio, il dolore, la rabbia. Fino alla realizzazione dell'accettazione di sé, del proprio posto nel mondo, forse non proprio lo stesso pensato nel momento in cui ha inserito la chiave nel cruscotto ed acceso la macchina.
 
Accompagnato da un cane randagio nero a cui Leon confida i suoi pensieri e da una colonna sonora anni settanta tra cui Led Zeppelin, Genesis, Van Morrison,, Queen, AC/DC, Deep Purple, Pink Floyd, Eric Clapton.
 
Un libro scritto a quattro mani da due grandissimi autori di libri per ragazzi: Antonio Ferrara (di cui abbiamo già parlato qui e qui) e Guido Sgardoli (di cui abbiamo parlato qui e qui). Altra recensione qui.
Da leggere quindi.

Il Castoro
Lettura da 12 anni
€ 14,50

 

Cattive


"Da quando ci siamo perse non riesco più a chiamarla Lavi. Pazzesco come un nome per esteso cambi la prospettiva di un'amicizia. Questo l'avevo già capito con mia madre: sempre "Franci" o addirittura "Franceschina", quando era arrabbiata diventavo improvvisamente "Francesca", con quella erre arrotata che faceva presagire guai.
In ogni caso, faccio finta di niente ma mi accorgo che parlottano guardandomi a turno, come fosse una staffetta della spettegolata. Le sento ridere con le vocette acute e sciocche. Come quelle della notte scorsa, per dire."
 
Francesca e Lavinia, dopo due anni di scuola media, inseparabili amiche per la pelle, si separano durante l'estate per le vacanze.
Non è facile pensare di stare lontane tre mesi, senza poter condividere tutto, come sempre. Ma ancora più difficile è tornare a scuola e scoprire, piano piano, che qualcosa è cambiato. Che non ci sono più Lavi e Fra, che qualcosa si è rotto.
Ed è il caso di dirlo, in questa storia sembra proprio essersi rotto di brutto, perché la cattiveria che si riesce a vomitare a 13 anni è forse quella che fa più male, perché non sempre è pensata fino alle conseguenze, quando poi fa più male a chi l'ha escogitata che non a chi l'ha subita.
 
Un bel romanzo di formazione, da leggere tutto d'un fiato, dove sono sicura, più di una/o potrà identificarsi, probabilmente in tutti i personaggi, un po' per volta, a turno.
 
Scritto da: Lorenza Bernardi, di cui qui trovate un'altra recensione
Einaudi Ragazzi
Lettura da 11 anni (quindi anche per mamme e papà!)
€ 11,00

L'isola dei libri perduti

Quando ci siamo incontrate a Rimini, al festival Mare di libri, Annalisa mi ha dato un volumetto con l'anteprima dei primi capitoli del libro "L'isola dei libri perduti".
L'altro giorno è arrivato in libreria ed io, che ero rimasta con il fiato sospeso e tanta tanta curiosità dopo aver letto l'anteprima, naturalmente me lo sono divorata in una giornata. E non sono rimasta delusa. 
Amalia e Nazario vivono a Thia, un'isola collegata alla terraferma solo in caso di bassa marea.
Si ribellano, non tanto al fatto di essere isolati dal mondo, quanto al fatto che dove vivono troppe cose sono vietate e tra queste anche i libri. Già, perché la lettura rende liberi e a Thia tutto è organizzato e deciso affinché nessuno degli abitanti si domandi del resto del mondo, che per tanti potrebbe anche non esistere. Ma Amalia e Nazario, con l'aiuto di Flora e Corrado, due loro coetanei, decideranno di provare a scoprirlo, questo "resto del mondo" di cui nessuno parla e che possono solo immaginare da lontano.

Questa sono io


Questo libro è arrivato in libreria circa un mese fa ed io me lo sono letto subito, prima di partire per Rimini, in vista del Festival Mare di Libri.
Le autrici, Annalisa Strada e Ludovica Cima già erano una certezza e difatti mi è piaciuto. Una storia travagliata e piena di domande quella di Viola: vive con la nonna ed i genitori, sempre lontani, sembrano non interessarsi per nulla a lei.
 
Il motivo c'è, lascio poi a voi giudicare (perché un giudizio personale naturalmente ci scappa!) se valido oppure no.
 
"La scuola, il giovedì, finiva a mezzogiorno e la nonna rientrava per le dodici e mezzo. Viola teneva nel diario un permesso firmato per uscita anticipata perché la nonna si fidava di lei e ripeteva: "Non si sa mai, se capita qualcosa puoi arrivare prima anche se io non riesco a chiamare la segreteria".
Succedeva così dalle elementari e Viola non aveva mai usato il bonus del permesso. Quel giovedì, però, aveva un'ottima ragione per approfittarne. Se fosse uscita alle undici, avrebbe avuto almeno un'ora e mezza per mettere a punto il suo piano.
Uscì dal cancello della scuola soffocando il senso di colpa e corse a casa più in fretta che poteva. Si chiuse la porta alle spalle e, appena fu sicura di essere sola, avviò la propria indagine."

Anguilla

"Chi legge scappa, trova le sue isole, i suoi silenzi. I libri forse sono vie di fuga, cunicoli stretti in cui passa solo un individuo alla volta. Un libro è una stanza lontana, un tempo schivo, una solitudine. I libri sono amici, aumentano la mia realtà, mi ricordano che esistono altre possibilità, altre occasioni.
Voglio pensare che non c'è solo questa cella, voglio pensare che ho ancora da sfogliare infinite pagine di una vita ancora da leggere e rilegare."
 
 

My bass guitar

"Basta.
Prende lo zaino blu, ci infila la scatola di metallo e la coperta ed esce sul terrazzo. L'aria della notte è fredda è pungente, muta. Raggiunge in pochi passi il graticcio di legno su cui si intrecciano le rose rampicanti, qualcuna ostinata è fiorita, presto finirà in petali morti e rami pieni di spine. Tasta il muro con le mani e trova gli appigli famigliari, scavati tra i mattoni dopo molte e molte scalate con un balzo è sul tetto, tra i tetti della sua minuscola città, in cui il terrazzo con le rose di Zia Mare sembra un mazzo di fiori tra le mani rugose di una vecchia.
Si siede e si infila un lembo di coperta sotto il sedere, le tegole sono fredde, ci si avvolge dentro, è calda, tra le ginocchia lo zaino con dentro la scatola di metallo, la apre facendo cigolare i piccoli cardini, i disegni sono sbiaditi come dinosauri sullo zaino, prende un biscotto.
Stasera dovrà fare senza latte."

Muso rosso

 
"Davanti aveva la strada, coperta di segni come le facce di quei vecchi che ricordavano i tempi andati fuori e dentro il bar di Shelby, invitante e terribile, vuota e magnifica, piena, ora, di lui e del suo piccolo coraggio.
Dietro, un passato che non lo riguardava più."

Il ragazzo e la tempesta


- Mi fece paura. Arrivò un sabato di ottobre prima di pranzo, mangiò in silenzio e poi si alzò e uscì in cortile a fumare e a guardare la montagna, fermo accanto al tavolino con la cesta di frutta. Io lo volevo vedere da vicino, allora mi avvicinai in punta di piedi, da dietro.
Era alto.
Mia sorella venne a guardare pure lei, sempre da dietro. Mia madre lavava i piatti in cucina, sentivamo l'acqua scorrere. Lui si voltò e ci vide. Non era come me lo ricordavo, era diverso. Aveva le rughe. Aveva i capelli grigi. Aveva i peli lunghi sulla faccia. Aveva le dita delle mani rosse e pelose. Erano nostro padre, quello.
Era così.-

Una sottile linea rosa

 
-Mi raggomitolo su un fianco e provo a dormire un po'. Mi ci impegno fino alle tre, quando raggiungo la certezza che se non farò qualcosa morirò per combustione interna da ansia. Prendo il cellulare e lo riaccendo. I trillini ammonitori mi avvertono di cinque chiamate di Allegra e di una chiamata da Cesare. Fisso il suo numero e prendo il coraggio di chiamarlo.
Risponde. "Pronto?" "Ciao..." sospendo circospetta e mi impegno per articolare: "Sono Perla".
Suo silenzio imbarazzato.
Mia fulminante umiliazione.
Resisto alla tentazione di riagganciare e faccio leva sul mio orgoglio residuo: "Ti ricordi? Perla che corre!". (se fossi più orgogliosa, aggiungerei "e corre più veloce di te", ma è la classica battuta che viene in mente con un quarto d'ora di ritardo, e solo ai più coraggiosi).
Finge bene e si ripiglia in fretta. "Ma certo!" "Vorrei dirti una cosa..." e qui mi viene il tono del bambino timido che parla al telefono con Babbo Natale. "Dimmi". Non si sforza di simulare interesse.
Ok, lo show è iniziato ed io dico la mia parte: "Ti ricordi della festa dello sportivo?". "Sì". Indifferente, come sopra.
"Ti ricordi del nostro incontro nello spogliatoio, suppongo". Tono compiaciuto. "Certo".
"Hai fatto centro". Le parole sono giuste, ma devo aver parlato troppo piano perché lui risponde: "Eh? Non ho sentito!". Allora, troppo ad alta voce, urlo: "Hai fatto centro!". "Io faccio sempre centro". E qui mi arriva una cascata di supponenza. Ormai esasperata, gioco d'attacco. "Nei hai messe incinta tante?".
"Scusa?" Finalmente la sua sicumera è stata scalfita!
" Sono incinta".-
 

Mia mamma è un gorilla e allora?


 
Confesso che all'inizio questo libro non mi aveva entusiasmato, ma lunedì scorso, alla riunione del Coordinamento, mi hanno convinto del fatto che valesse la pena arrivare fino in fondo, così mi sono fatta prendere dal racconto.
 
Janna ha nove anni e vive in un orfanotrofio e come tutti i bambini che vivono con lei ha come più grande desiderio quello di una famiglia. Fino al giorno in cui una gorilla si presenta per adottare una bambina e tutti si defilano e nascondono per non essere scelti. Ma la gorilla vuole lei.
All'inizio la paura è tanta, ma poi scopre che questa stravagante mamma che insiste per insegnarle a guidare (a 9 anni!) non è poi così male...l’unico problema forse è che sa cucinare sempre e solo uova al tegamino.
Un romanzo divertente, una storia surreale, ma piena di buoni valori.
Feltrinelli Kids
€ 10,00
Lettura da 9 anni

La Signorina Euforbia

In questo periodo in cui stiamo riscoprendo il piacere dell'arte culinaria, tra master e junior chef, arriva sugli scaffali delle librerie un divertente romanzo di Luigi Ballerini.
La storia di Marta, dodicenne orfana di madre, che si imbatte, per caso, durante una passeggiata con la nonna, in una strana Signorina, dall'aspetto particolare: la faccia come una palla da baseball, rotonda in mezzo e con mento e fronte a punta, occhi verdi grandissimi e capelli color del rame. Ma più del suo aspetto è particolare la sua attività: preparare pasticcini "su misura" , con nomi improbabili (tipo "potrebbe-venirmi-una-buona-idea" oppure "chi-trova-un-amico-trova-un-tesoro").
Euforbia prenderà Marta come sua allieva in pasticceria insegnandole non solo i trucchi del mestiere, ma anche come "guardare dentro" le persone, per poterle comprendere e aiutare.
 
Una lettura divertente, per golosi e non, da gustare, possibilmente, accompagnata da un tè ed un vassoio di pasticcini alla crema!

 
San Paolo Edizioni
€ 12,50
Da 9 anni

"Smack! Smack! Smack!"

 
Un nuovo e originale libro per affrontare, ancora una volta, il tema dell’affettività e della sessualità. Partendo dai luoghi comuni e stereotipati su maschi e femmine, attraverso la descrizione ed il funzionamento degli organi sessuali, le emozioni, il pudore, l’affetto, l’amore, il piacere, il sesso. E poi il concepimento, la gestazione, la nascita.
Il tutto senza mezzi termini, senza tabù e metafore oramai improponibili ai bambini di oggi, ma con una particolare attenzione alle sensazioni, all’importanza della propria intimità e dei sentimenti.

Bella e Gustavo

"Bella e Gustavo" è il nuovo romanzo di Zita Dazzi, pluripremiata giornalista de "La Repubblica" e  scrittrice per ragazzi, che ci racconta la storia di Nino e Petra, quattordicenni in procinto di iniziare le scuole superiori, che durante l'estate si imbattono in un clochard, Gustavo.
L'uomo gira con un carrello della spesa pieno di sacchetti di plastica per portare sempre con sé tutti i suoi averi ed al suo fianco, Bella, la sua cagnetta. "Ruvido come la spugnetta per grattare i piatti, gentile come un muro di cemento", Gustavo un giorno scompare e Nino e Petra, a cui ha lasciato la sua piccola amica a quattro zampe, non si danno pace finché non scoprono cosa è successo all'anziano uomo. Una bella storia di emarginazione sociale, ispirata ad una storia vera, per scoprire come, a volte, i pregiudizi e la cattiveria umana possano superare i limiti della ragione.
 
Zita Dazzi presenterà il suo libro lunedì 24 marzo alle 11,00 al padiglione 33 della Bologna Children's Book Fair #Nonditeloaigrandi
 
"Bella e Gustavo"
Il Castoro Edizioni
Lettura da 12 anni

€ 14,50

La bomba

"Una mano si posa sulla mia spalla e mi sveglia. E' mio padre. E' agitato. "Alzati, Scott!"
La luce in camera è accesa; lo guardo strizzando gli occhi. I suoi sono spalancati, e mi scuote, ma non con dolcezza, come fa di solito quando vuole svegliarmi.
"Alzati! Subito!"
Mi stropiccio gli occhi. Il mio orologio biologico mi dice che è notte fonda. Il mio cuore inizia a battere all'impazzata. "Che cosa...?"
"Siamo sotto attacco." Va verso il letto di mio fratello Sparky. "Edward!"
Sotto attacco? Mentre il mio cervello si ridesta, sento un suono di sirene in lontananza. Non sono i segnali che comunicano ai pompieri di dirigersi verso un incendio; sono veri e propri urli che squarciano la notte."

Altre storie a testa in giù

"Sullo scaffale di una biblioteca, un grosso libro con la copertina rossa domanda molto educatamente al suo vicino, un tipo allampanato e palliduccio: "Darmi informazioni mi potrebbe scusi signore una?".
"Mi scusi lei, non capisco niente di quello che dice", risponde con altrettanta educazione il vicino magrolino. "Ah, già", dice il librone rosso con una punta di disprezzo, "dimenticavo che lei è solo un romanzetto e che non è in grado di parlare come facciamo noi dizionari, seguendo l'ordine alfabetico!". "Cosa? Un dizionario?", grida il romanzo indignato, "Le posso chiedere, illustre signor dizionario, che cosa ci fa lei in una storia? Le storie sono riservate a noi romanzi!".
Il grosso dizionario rosso, terribilmente offeso, si scaraventa con tutto il suo peso sullo smilzo e diafano romanzo. "Capaci che cretino di dizionari faccio inventare io noi sanguinolente siamo storie ti vedere!"

Il mio nome è Danny Hope

Danny Hope, un nome che sembra nascondere un destino: la speranza. Ed è la speranza che suo padre torni da lui quella che Danny coltiva, giorno per giorno, nonostante tutto e tutti. Nonostante sua sorella sia indifferente alla mancanza della figura paterna, nonostante Big Dave, nuovo compagno della mamma, sembri una brava persona, nonostante papà, ora famoso conduttore televisivo non risponda alle sue email e finga di non conoscerlo nemmeno quando lui si intrufola in studio. Danny non si scoraggia e continua a sognare ad occhi aperti di suonare allo spettacolo scolastico per suo padre, perché a quel punto lui non potrebbe fare a meno di essere orgoglioso di lui, ma le cose non sempre vanno come vorremmo. Un romanzo di formazione, a tratti ironico e a tratti molto amaro, perché, a volte, la verità è difficile da digerire e altre volte, forse per non soffrire, ce ne costruiamo una su misura.


Il mio nome è Danny Hope di Lara Williamson
Da 11 anni
€ 12,90

La strada per Kabul

"Fadi teneva stretta, appallottolata nel pugno, la carta di imbarco e fissava fuori, attraverso il piccolo oblò. Una distesa di soffici nuvole bianche fluttuava nel cielo turchino. Il libro Dai documenti confusi della signora Basil E. Frankweiler giaceva sulle sue ginocchia, ma non era riuscito a leggerne una sola riga. Gli era sembrato che le parole nuotassero per tutta la pagina senza formare alcun senso compiuto. Con un sospiro accompagnato da un fremito, chiuse gli occhi e si appoggiò allo schienale, tentando di pensare a qualcos'altro...qualsiasi altra cosa."

Il mondo di Teo


“Mi sento stanchissimo, le gambe molli. Le spalle pesanti. Mi si chiudono gli occhi. No, questa mattina no, giuro che non e la faccio. Sciopero, basta. Oggi non ci vado.
L’urlo della giungla di mia madre mi trapana i timpani.
“Alzatiiiiii! Quante volte te lo devo dire? Sono le sette e mezza! Forza!!”. Io nemmeno le rispondo. Rotolo giù dal letto come un tricheco ammaestrato che si butta nella piscina. Ma non c’è nessuno spettatore ad applaudirmi. Solo mia sorella che si mette una canottiera fosforescente.
Apro uno spicchio di palpebra sull’occhio cisposo e guardo fuori dalla finestra. Cielo grigio e leggere pioggerella. Sicuramente si gela.
Perché quella scimmia si mette la canottiera?
“No, mamma. Non ce la faccio. Posso stare a casa? Solo stamattina!”
“non dire cavolate” urla lei. “Muoviti che perdi l’autobus. Forzaaa!”
“Eh, non c’è bisogno di urlare. Ho capito. Ora arrivo.”
Mi siedo sul letto in pigiama con la testa tra le mani, come ogni lunedì. Gomiti appoggiati sulle ginocchia, mi domando perché hanno inventato la scuola. Perché non si può andare a lavorare subito? Perché, perché?
Avrei voglia solo di dormire per una settimana. Non ce la faccio ad alzarmi, lavarmi, caricarmi di libri e andare a scuola. Ma non si può essere già così a pezzi il mese di novembre. Non è umanamente possibile fare tutta questa fatica nella vita.
Mi trascino fino al bagno, ma la porta è chiusa saldamente. Da dentro si sentono l’acqua che scroscia e la musica che viene dalla radio.
“Ti muovi? Non è proprietà privata, il bagno, sai?”
Clio manco mi sente.
Comincio a colpire la porta con una raffica di colpi. “Sbrigatiiii!”, rifaccio il verso della mamma. “Devi andare a scuola….e io devo pisciare!”