Un cane e il suo bambino



Eva Ibbotson, scrittrice inglese di origine austriaca, scomparsa nel 2010, ci lascia questo suo romanzo, pubblicato da Salani (217 pag. € 13,90).
E' la storia di un amore semplice, ma profondo, tra un cane e il suo bambino, Hal.
Hal vive con i genitori, due persone troppo concentrate su se stesse: il padre sempre in viaggio per lavoro e la madre solo interessata alle ultime mode, ai thè con le amiche per sfoggiare una casa fredda, ordinatissima e senza briciole sulla moquette bianca, la più rinomata. Due genitori assenti e convinti che i soldi siano l'unico bisogno per un figlio, perchè gli si può comprare tutti i giocattoli più costosi e di ultima versione.
Ma ad Hal tutto ciò non interessa e l'unica cosa che desidera è un cane.
Il padre, dimenticatosi del suo compleanno, per farsi perdonare decide di accontentarlo.
Peccato che Macchia, il buffo e vivace cagnolino che arriva a far compagnia ad Hal, è stato preso a noleggio, per un solo fine settimana.
Brutta sorpresa per Hal scoprire che a casa ad attenderlo al rientro da scuola non c'è più il suo amico del cuore, ma una valigia pronta ed un collegio che lo aspetta.
Hal ha anche due nonni, che vivono in campagna, circondati da animali, ma che frequenta poco, perchè ritenuti dai genitori non all'altezza della famiglia. Ed è da loro che Hal e Macchia decidono di andare, con l'aiuto di Pippa, la ragazzina del negozio di animali, e la compagnia di altri quattro cuccioli a quattro zampe.
Un viaggio avventuroso e pieno in incontri che li aiuterà a crescere.
Da leggere.

Parole fuori

Un nuovo consiglio di lettura:
"Parole Fuori" Ed. Il Castoro
Dodici, tra gli autori più famosi per ragazzi, scrittori e autori di graphic novel, chiamati a raccontare le emozioni più vere ed intense ai ragazzi di oggi, con parole e immagini.
Pierdomenico Baccalario, Paola Zannoner, Silvana Gandolfi, Sara Colaone, Beatrice Masini, Lodovica Cima, Guido Sgardoli, Alessandro Baronciani, Antonio Ferrara, Luisa Mattia, Fabrizio Silei, Antonella Ossorio raccontano desiderio, vergogna, timidezza, dolore, amore, disperazione, paura, gioia, coraggio, colpa, gelosia, odio.
Da leggere, non tutto d'un fiato, un racconto per volta, per darci il tempo di trovare un po' di noi stessi in ciascuno.


Per sempre insieme, amen


Volevo scrivere di questo libro quando l’ho letto, poi volevo scriverne quando ha vinto il premio Orbil, assegnatogli dall' Associazione Librerie Indipendenti per Ragazzi (quindi anche la nostra) ed ora che a Bologna abbiamo avuto la fortu...na e il piacere di incontrarne Guus Kuijer, l’autore, non ho più potuto aspettare.
Ma la mia non vuole essere una recensione , bensì un CONSIGLIO di lettura, per più di un motivo.
E’ un libro bellissimo.
E’ scritto in modo da renderne la lettura estremamente scorrevole, con un ritmo incalzante fino alla chiusa, che trova nella frase finale la sola frase finale possibile.
E’ un libro di sentimenti, seppur assolutamente non sentimentale e melenso che, senza descrivere niente, ti parla della quotidianità e dei rapporti interpersonali in un modo tanto vero e autentico, che le parole sembrano pronunciate come in ogni casa.
E perché secondo me questo può essere il libro dell’imprinting per tanti preadolescenti che non hanno avuto la fortuna di innamorarsi della lettura da piccolissimi, ma ancora devono conquistala ed esserne perdutamente conquistati.
…Mi scuso per il tono conviviale, ma lo sento così vicino che mi sembra di parlare di un vecchio amico!
Micko
 
"Per sempre insieme, amen" (Ed. Feltrinelli Kids) € 11,00
 
 

 

Le libraie indipendenti d'Italia (peccato manchi qualcuno!)


Una breve riflessione...

Bologna è sempre Bologna. Che detto così sembra già una banalità, ma per una come me, che ha intrapreso la “vita da libraia” da solo un anno e mezzo, è un’affermazione con moltissimi significati impliciti.
Ricordo perfettamente la sensazione di estasi, lo scorso anno, quando ho messo piede, per la prima volta nella vita, tra i padiglioni della Fiera di Bologna. Il mio pensiero, che se non ricordo male ho anche condiviso, è stato “Che bel lavoro che ho scelto!”. E dentro a quel pensiero, che ancora oggi mi commuove, c’era tutta la felicità, l’entusiasmo, la passione che stavo mettendo (e metto ancora) in quella che definivo “la mia nuova avventura”.
Non sono certa però, purtroppo, che tutti possano capire questo mio entusiasmo, che ho provato, anche se in maniera diversa, anche all’ingresso in fiera dopo un anno.
Questa edizione 2013 è stata diversa, per certi versi mi ha lasciata un po’ delusa: sicuramente perché avendo spostato in città tutti gli eventi con gli autori ci siamo perse molto, restando a girare tra gli stand, ma vitale alla stessa potenza, anche se in modo diverso.
E veniamo alle considerazioni, perché non mi voglio dilungare troppo.
Prima. Spero di non arrivare mai a “non sopportare” più questa manifestazione e la spossatezza che ti lascia nelle ossa. Mi auguro che l’entusiasmo nello sfogliare le novità, girare tra gli stand, stringere le mani di scrittori e scrittrici, non mi lasci mai. Quindi non me ne vogliano quelli che a questo “stadio” ci sono già arrivati e non hanno condiviso la mia euforia. Sono certa che vivano la fiera in modo diverso e per motivi diversi, a cui forse io non potrò mai aspirare, ma per ora mi godo questa vitalità.
Seconda. Non posso esimermi invece dall’esprimere il mio senso di amarezza e soprattutto di sorpresa per quelli che invece mi guardano increduli e mi chiedono “Tre giorni? E cosa ci stai a fare qui tre giorni?”. Ma ti sei guardato intorno?
Terza. E questa è forse la considerazione più seria, ma anche più provocatoria. Già lo scorso anno mi ero resa conto, mio malgrado, di quanto fosse difficile, anche in un posto come la fiera del libro per ragazzi, essere libraia. E non parlo di una libraia indipendente in particolare, ma libraia e basta. Essere circondata da persone che si occupano di libri ed accorgersi che in qualunque circostanza, sia essa una presentazione, un dibattito, una chiacchierata qualunque, quando si nominano “gli operatori” del settore, i librai non sono mai citati (non mi riferisco solo ai riferimenti verbali, ma anche ai programmi stampati!) è veramente frustrante.
E anche quest’anno la sensazione è stata la medesima, l’essere non considerati.
Forse ora qualcuno con maggiore esperienza della mia (quasi tutti) mi dirà che è normale, che mi devo rassegnare, che sarà sempre così, invece io mi aspetto che ci sia qualcuno che condivida con me questa sensazione per combatterla, per fare qualcosa affinché le cose cambino, perché non ci si debba sempre sentire come quelle/i che vogliono portare solo l’acqua al proprio mulino: facendo i librai non si diventa ricchi, si può solo rendere più ricchi gli altri (e non parlo di soldi).
Come ha detto una cara amica ieri: noi non siamo commercianti, siamo librai.

Programma aprile 2013