-Mi raggomitolo su un fianco e provo a dormire un po'. Mi ci impegno fino alle tre, quando raggiungo la certezza che se non farò qualcosa morirò per combustione interna da ansia. Prendo il cellulare e lo riaccendo. I trillini ammonitori mi avvertono di cinque chiamate di Allegra e di una chiamata da Cesare. Fisso il suo numero e prendo il coraggio di chiamarlo.
Risponde. "Pronto?" "Ciao..." sospendo circospetta e mi impegno per articolare: "Sono Perla".
Suo silenzio imbarazzato.
Mia fulminante umiliazione.
Resisto alla tentazione di riagganciare e faccio leva sul mio orgoglio residuo: "Ti ricordi? Perla che corre!". (se fossi più orgogliosa, aggiungerei "e corre più veloce di te", ma è la classica battuta che viene in mente con un quarto d'ora di ritardo, e solo ai più coraggiosi).
Finge bene e si ripiglia in fretta. "Ma certo!" "Vorrei dirti una cosa..." e qui mi viene il tono del bambino timido che parla al telefono con Babbo Natale. "Dimmi". Non si sforza di simulare interesse.
Ok, lo show è iniziato ed io dico la mia parte: "Ti ricordi della festa dello sportivo?". "Sì". Indifferente, come sopra.
"Ti ricordi del nostro incontro nello spogliatoio, suppongo". Tono compiaciuto. "Certo".
"Hai fatto centro". Le parole sono giuste, ma devo aver parlato troppo piano perché lui risponde: "Eh? Non ho sentito!". Allora, troppo ad alta voce, urlo: "Hai fatto centro!". "Io faccio sempre centro". E qui mi arriva una cascata di supponenza. Ormai esasperata, gioco d'attacco. "Nei hai messe incinta tante?".
"Scusa?" Finalmente la sua sicumera è stata scalfita!
" Sono incinta".-