Vita da libraia

Essere libraia vuol dire anche questo.
Alzarsi presto il lunedì mattina, giorno di chiusura, riempire un borsone di libri (avrebbe doluto somigliare alla borsa di Mary Poppins, ma era in pelle, comprata di domenica mattina, al mercatino dell'usato) e partire per incontrare i ragazzi della scuola secondaria di Via Piave, per presentare le bibliografie estive.
Quattro classi. Quattro ore. La gola che un pochino alla fine brucia, ma loro attenti, prendono appunti, fanno domande, chiedono i finali. "Eh no, quelli no" sorrido.
 
Ma sembrano soddisfatti, forse anche perché mi sono presentata dicendo che la scelta era libera ed "a fine estate niente schede o riassunti". Forse una prof. mi ha guardato male? ...ma per me era sottointeso, mi spiace se i piani erano diversi, oramai l'ho detto.
 
Poi di corsa a casa, un pranzo leggero e ancora di fretta a Cologno, in Via Taormina: c'è la festa di fine anno di 82 meravigliosi marmocchi emozionatissimi fra i 3 e i 5 anni.
Mi sembra di tornare indietro nel tempo a vederli impegnati nelle loro coreografie, tra venti colorati e ali di farfalla.
Ed io che fino a poche ore prima ho confidato a ottanta ragazzini preadolescenti quanto sia facile alla lacrimuccia tra le pagine dei libri, ancora mi commuovo.
 
Che dire? Crollo sul divano subito dopo cena, resto indietro con il resto del lavoro tanto che solo ora riesco a trovare il tempo per queste poche righe...ma, ancora ora, questa sensazione di sazietà non ha prezzo.
Buonanotte a tutti.



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