Giorno della memoria: Il commerciante di bottoni


A pochi giorni dal 27 gennaio, stavo pensando a quale libro proporre... ce ne sono tanti, bellissimi.
Ma qual é il criterio giusto per suggerire un testo piuttosto che un altro, relativo ad un argomento tanto importante quanto delicato?
Io ho scelto per voi "Il commerciante di bottoni" di Erika Silvestri, edito da Rizzoli.


L'ho scelto per più di una ragione ed ora vi dirò quali.
Assistendo ad incontri e leggendo libri per ragazzi che trattano il tema dello sterminio del popolo ebraico, mi ha davvero colpito il fatto che quando gli autori sono essi stessi dei sopravvissuti, emerga con forza la sensazione dell'urgenza di testimoniare, la necessità di trasmettere una verità che altrimenti potrebbe andare dimenticata, quasi fosse una LORO responsabilità, un LORO dovere verso il mondo...
Sarà forse scontato, ma non possiamo esimerci dal riflettere che ora, per questioni anagrafiche, siamo in procinto di un inevitabile cambiamento di prospettiva, perché i bambini e i ragazzi di oggi sono purtroppo gli ultimi che potranno beneficiare di quest'occasione meravigliosa e tragica al tempo stesso:  confrontarsi, parlare, ascoltare la voce e vedere con i propri occhi il volto di chi è stato testimone del periodo più buio del genere umano, mentre purtroppo le prossime generazioni potranno cercare questa verità solo attraverso i testi scritti.
Lo scorso giugno, alla manifestazioni riminese "Mare di libri" ho avuto il privilegio di assistere con mia figlia ad una conferenza sulla Shoah alla presenza, tra gli altri, della scrittrice Erika Silvestri e di Piero Terracina, ebreo romano sopravvissuto ad Auschwitz.
La presentazione del libro della Silvestri e la testimonianza del Signor Terracina hanno confermato queste sensazioni.
Il testo parla della lunga e profonda amicizia  nata a seguito di un incontro sulla Memoria in cui era ospite il Signor Terracina, organizzato dalla Scuola Media che allora Erika frequentava.
Dalla dolcezza del racconto, dalla sensibilità  con cui vengono vissuti gli episodi che la Silvestri ci narra in prima persona, come dalla profondità delle riflessioni epistolari di Piero, emerge un quadro lucido e profondo sul valore e sul senso della vita.
Fin dalla prima lettera, "quella che ha dato inizio a tutto" come Erika scrive, Piero ribadisce con forza e dignità tutto questo:"Sapere che ci sono giovani, anzi giovanissimi, quale tu sei,che tengono accesa la fiamma della memoria dei fatti più atroci che hanno segnato la storia dell'ultimo secolo mi conforta e dà un senso a quello che, insieme ai pochi superstiti cerco di fare (...) abbiamo bisogno di nuovi testimoni che non possono essere altri che coloro che hanno letto, si sono documentati, hanno ascoltato le testimonianze di chi ha vissuto quei tragici eventi, li hanno fatti propri e li raccontano agli altri come se essi stessi li avessero vissuti."
Ecco, mi sembra che questo libro possa essere un passaggio di testimone, un invito a tutti i giovani a non aver paura di appassionarsi alla verità, a lottare perché la vita sia migliore e a credere ancora e sempre nell'amicizia.

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